Bollettino sulle Dipendenze

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Caduta dei capelli: aloe, avocado e olio per rafforzarli

28 Novembre 2016

Lo sapevi che in natura esistono degli alimenti che ti permettono di poter limitare la caduta dei capelli? Quando tale problematica si avvia si andrà a notare che le nostre ciocche appaiono fini, sfibrate, spesso secche. Pettinarle diventa difficile perché aumenta la paura di veder cadere un sempre maggior numero di capelli. Avere una chioma curata è una priorità che interessa sia alle donne che agli uomini, che davanti alla loro perdita possono imparare a intervenire in modo pratico e funzionale. Come? Scopriamo quali sono quegli ingredienti considerati perfetti per aiutarci a frenare questa problematica.

Ingredienti perfetti per stimolare i capelli

L’aloe vera è perfetta per rafforzare i capelli se viene usata come impacco da applicare per circa 30 minuti prima di lavare con lo shampoo (applicando anche il balsamo). Secondo alcuni nutrizionisti è opportuno anche consumare un cucchiaino di succo d’aloe al mattino per notare subito ottimi miglioramenti nella crescita dei capelli. Un altro alimento che ha ottime proprietà benefiche per quanto riguarda i capelli è l’avocado, che è ottimo (per consistenza) per preparare una maschera rinforzante che sia anti-caduta. In questo caso bisognerà applicarla sui capelli umidi una trentina di minuti e poi si potrà passare alla fase lavaggio. Sul mercato troverai anche l’olio d’avocado che può essere utile per effettuare impacchi quando di accorgi di avere capelli aridi.

L’olio d’oliva invece è ottimo per massaggiare il cuoio capelluto e stimolare la circolazione per rafforzare i capelli e aumentare la loro crescita. Discorso analogo per il succo di arancia che oltre ad essere un ottimo rinforzante è anche perfetto per combattere la forfora: se hai quindi la cute grassa potrai preparare una maschera con polpa di arancia e buccia. Un ingrediente che sta spopolando sulle nostre tavole è lo zenzero, le cui proprietà benefiche non risparmiano neppure i nostri capelli: questa miracolosa spezia non solo tutela la nostra salute, ma aiuta a stimolare la ricrescita capelli andando a riattivare la circolazione sanguigna nel cuoio capelluto.

E’ spesso più complicato da trovare nei supermercati, ma altrettanto funzionale, l’olio di cocco. Esattamente come avviene per l’olio d’oliva infatti può essere usato per massaggiare il cuoio capelluto non solo per rafforzare le tue ciocche, ma anche per prevenire in modo concreto la caduta. Durante l’inverno tale olio tende a solidificarsi ed è il momento migliore per usarlo: allungandolo con un poco d’acqua potrai ottenere una maschera con la giusta consistenza.

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Dipendenza da smartphone? Come disintossicarsi dall’Internet addiction

7 Novembre 2016

Ogni dipendenza è difficile da superare, perché una volta abituato il nostro corpo a fare una cosa diventa spesso impossibile riuscire a farne a meno. Una delle dipendenze più diffuse del momento è quella legata all’uso di smartphone, dispositivi che ormai sono diventati molto più importanti del regolare uso che viene attribuito a un cellulare. Le notifiche dei social network, le applicazioni, tutto ciò che accade sul display del tuo telefonino diventa di fondamentale importanza, tanto da attirare continuamente la tua attenzione. Ma come si fa a riconoscere la propria dipendenza da smartphone? In questa guida andremo a scoprire insieme i segnali e sintomi che ti permettano di comprendere quando si parla di Internet addiction.

I teenager, che sono considerai i figli di questa nuova generazione tecnologica, dove tutto passa attraverso lo schermo di un telefonino, sono quelli maggiormente esposti a tale problematica. Non si comunica più se non attraverso un cellulare, ogni applicazione permette di aiutarti a seguire o compiere ogni azione e attività che una volta avresti potuto svolgere uscendo di casa. E a quel punto la domanda che ci si pone è: perché uscire dalla propria abitazione quando si può avere tutto alla portata di un click sul proprio schermo? Da qui nasce la definizione perfetta per i dipendenti da smartphone, detti superuser (in base a quanto emerso dalla ricerca di Flurry Analytics nel 2014): la linea sottile di demarcazione ci mostra  quale sia l’uso assiduo di un telefonino, al di sopra le 60 applicazioni aperte al giorno, e un uso normale, ovvero fino a 16 volte).

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Cos’è la dipendenza da Internet? Un viaggio nella cyberdipendenza

31 Ottobre 2016

Internet è parte integrante delle nostre vite, del nostro quotidiano, di ogni minuto trascorso lontano da impegni e lavoro. Ma anche in questo caso quando si va oltre un limite giusto e ponderato, si rischia di esporsi a una serie di problematiche emotive che lasciano il segno in ognuno di noi. Stress, depressione, ansia e rabbia sono solo alcuni degli aspetti che possono sorgere a causa di una dipendenza da internet: generalmente chi sviluppa questa dipendenza è una persona che ha una serie di caratteristiche ben precise. Vuoi qualche esempio? Ha una forte propensione alla dipendenza, all’impulsività, alla ricerca di esperienze nuove e aggressività. Internet non nasce come fonte di sofferenza emotiva, ma può capitare di esporsi in maniera eccessiva verso un mondo talmente vasto da rivoltarsi contro di noi. Scopriamo insieme il perché!

Come si manifesta l’Internet addiction?

E’ opportuno fare subito una precisazione: internet non è di per se un problema, ma la dipendenza che crea è strettamente legata a una serie di fattori che attraverso la facilità di navigazione riusciamo a trovare a nostra disposizione. L’addiction di cui parliamo chiama in causa una serie di attività online come per esempio il gioco, il cybersex e il gambling. Lasciandosi travolgere perdendo la percezione del reale ci porta quindi a sostituire ciò che viviamo con un’esperienza virtuale. Il tutto viene servito in totale autonomia e facilità: mantieni così la tua privacy, puoi liberare le tue fantasie trovandoti a casa, protetto tra le tue cose. E’ questa la vera essenza per esempio del gioco d’azzardo online, che puoi praticare senza limiti sia di giorno che di notte, usando un computer o un dispositivo connesso. Questo atteggiamento può portare pian piano a interferire non solo sulla tua vita lavorativa ma anche su quella sociale e nel giro di poco tempo l’abuso di questi servizi porta al vero disturbo.

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Donne e Alcool in Italia. Cosa é Cambiato in 10 Anni?

26 Febbraio 2016

Il consumo femminile di bevande alcoliche in Italia ha seguito un andamento parallelo a quello del mutamento del ruolo sociale della donna.

La donna italiana ha conquistato spazio sia nel mondo del lavoro che in ambito sociale e ciò ha determinato una sua maggiore disponibilità economica, maggiori contatti sociali e più tempo passato fuori casa impegnate in attività ricreative o lavorative. Questi cambiamenti sociali trovano riscontro anche nelle variazioni nel consumo di bevande alcoliche, sia per quanto riguarda gli stili e le occasioni, che per quanto attiene alle quantità.

Confrontando i dati delle rilevazioni effettuate dalla Doxa per l’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool sulla popolazione italiana da 15 anni in su, si nota come dopo un aumento consistente delle consumatrici, che passano da 61,1% a 69,8% e poi a 73% fra il 1994 e il 2000, la percentuale si abbassa leggermente nella rilevazione 2005 (70%). Rimane stabile il dato che vede il numero più alto di consumatrici appartenere alle classi sociali alte o medio-alte. Dal 1994 al 2005 c’è un aumento progressivo delle consumatrici regolari, cioè di coloro che consumano almeno un tipo di bevanda alcolica almeno una volta alla settimana, che passano dal 38% al 42% in 3 anni, per aumentare ancora in 8 anni fino al 53%. Parallelamente si assiste alla diminuzione delle consumatrici occasionali, mentre il numero delle non consumatrici rimane pressoché stabile. Per avere un termine di raffronto con gli uomini, i consumatori regolari nel 2005 sono l’83%. Si conferma un consumo abbastanza omogeneo per entrambi i sessi nelle diverse zone italiane, con una leggera prevalenza delle regioni del Nord Est rispetto al Nord Ovest e al Centro, mentre al Sud le percentuali sono leggermente più basse.

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Rapporto OMS sul fumo di tabacco

26 Febbraio 2015

RIDURRE LA MORTALITÀ ASSOCIATA AL FUMO DI TABACCO
Il consumo di tabacco è ormai diventato, a livello mondiale, la prima causa di morte evitabile. Il Rapporto 2008 dell’OMS sull’epidemia globale di tabacco riporta i dati relativi a 135 Paesi e fornisce un’analisi dettagliata sui modelli di consumo, i decessi associati al consumo di tabacco e le conseguenti misure da adottare per poter ridurre i tassi di mortalità.

Il fumo del tabacco rappresenta un fattore di rischio in almeno sei tra le principali otto cause di morte

La percentuale di decessi attribuibili al tabacco varia tra il 25 e il 50% e, in media, ogni fumatore abituale perde circa 15 anni di vita. Il numero totale di decessi attribuibili al fumo di tabacco e correlati allo sviluppo di varie patologie quali la cardiopatia ischemica, la cerebropatia vascolare (ictus), la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e molte altre patologie è destinato ad aumentare da 5,4 milioni nel 2004 a 8,3 milioni nel 2030, con approssimativamente un 10% in più di decessi in tutto il mondo. E’ tuttavia nei paesi in via di sviluppo che si concentrerà l’80% dei decessi.

Il fumo di tabacco è diffuso in molti paesi

In molti paesi, la prevalenza del fumo di tabacco è ancora decisamente elevata. Secondo le stime per il 2005, la percentuale di fumatori adulti nel mondo è pari al 22%, con il 36% e l’8% rispettivamente per gli uomini e le donne.

Nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, il fumo di tabacco riguarda più di un terzo degli adulti (uomini e donne). La prevalenza è altrettanto elevata nell’Asia sud-orientale e nelle regioni settentrionali e occidentali dell’Europa. Quasi due terzi dei fumatori nel mondo, comunque, vivono nei 10 paesi seguenti che, nell’insieme, comprendono il 58% della popolazione mondiale: Bangladesh, Brasile, Cina, Germania, India, Indonesia, Giappone, Federazione Russa, Turchia e Stati Uniti.

Gli sforzi per il controllo del consumo di tabacco coinvolgono solo il 5% della popolazione mondiale

Per attuare un’efficace attività di controllo, l’OMS propone un pacchetto di 5 strategie di azione: ambienti smoke-free in cui il fumo sia interdetto, programmi di sostegno per chiunque intenda smettere di fumare, avvertenze grafiche sui pericoli del tabacco per la salute dei fumatori, divieto di pubblicità, promozione e sponsorizzazione, aumento delle tasse sul tabacco.

Circa il 50% dei paesi del mondo non ha implementato alcuna delle strategie proposte, nonostante tali strategie evidenzino un buon rapporto costo-efficacia. Solo il 5% della popolazione mondiale vive in Paesi che applicano almeno una di queste strategie.

Interpretazione di dati e stime

I dati sulla prevalenza del fumo sono il risultato di indagini condotte sulla popolazione tramite somministrazione di interviste, che prevedevano una serie di domande concernenti il consumo di tabacco. Le indagini in questione differiscono molto tra loro quanto ad ampiezza del campione e rappresentatività di tutte le fasce di età della popolazione. Alcune sono principalmente focalizzate sul fumo di sigarette, altre prendono in considerazione anche altre modalità di uso del tabacco quali pipe, sigari, tabacco da masticare. Alcune indagini si rivolgono esclusivamente ai fumatori abituali, altre anche ai fumatori occasionali. Sebbene esistano standard internazionali cui fare riferimento in caso si debba condurre un’ indagini sul fumo di tabacco, ma non tutti i paesi sono in grado di fornire dati che soddisfino tali standard.

Per il Rapporto 2008, come abbiamo già detto, sono stati considerati i dati relativi a 135 paesi, che per l’appunto soddisfano gli standard internazionali quali la data di effettuazione dell’indagine, l’indice di rappresentativa della popolazione generale, la definizione di uso e consumo del tabacco e la rappresentatività di tutte le fasce di età nel campione.

I dati relativi a 18 paesi non soddisfacevano questi standard internazionali, sia perché riportavano informazioni non aggiornate, sia perché i metodi di indagine non erano comparabili. Per 41 paesi non si hanno dati disponibili.

Quando si intende effettuare una comparazione sul fumo di tabacco tra paesi diversi e in differenti periodi di tempo, il problema che più frequentemente si impone è la possibile influenza delle modifiche della struttura e dell’età della popolazione. E’ importante evitare di incolpare la politica del governo di tali modifiche che, in realtà, non sono altro che il risultato dei cambiamenti occorsi nella struttura della popolazione. Per poter, quindi, realizzare delle comparazioni significative occorre che le stime di prevalenza sul consumo di tabacco siano standardizzate in base all’età, come peraltro è stato fatto per il Rapporto del 2008 nel quale ci si basati sulla popolazione standard dell’OMS.

I dati concernenti l’adozione e implementazione di strategie di azione mirate al controllo del tabacco sono stati raccolti dai diversi “focal point” istituiti nei singoli paesi nell’ambito dell’iniziativa “Liberi dal fumo” promossa dall’OMS.
Si è proceduto, ricorrendo ad una serie standard di criteri, alla identificazione di cinque esperti appartenenti a paesi diversi, con una buona esperienza e conoscenza sulle strategie adottate a livello locale. Per la realizzazione del Rapporto del 2008, questi esperti hanno risposto ad un questionario di 32 domande concernenti le politiche e le azioni effettivamente messe in atto in tema di controllo del tabacco. Sebbene siano questionari standard, la possibile autovalutazione di quanto attuato dal singolo paese potrebbe in qualche modo equilibrare i dati presentati, anche se è estremamente difficile quantificarne il livello e la direzione. Nondimeno, i dati offrono un quadro esauriente e indicativo di quanto ancora bisogna fare per implementare le politiche di controllo del tabacco.

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